Avere un corpo, dice Marleau-Ponty, vuol dire essere guardati, guardarsi (prospettiva interiore), essere visibile. Avere un corpo, sentirlo, immaginarlo e rappresentarlo si accompagna alla capacità di trasferire questo vissuto nella relazione con l'Altro. In Analisi Immaginativa, il richiamo al corpo non è in riferimento all'anatomia ma, alla modalità attraverso la quale l'individuo sperimenta il suo corpo, arriva ciò a sentire, percepire, a immaginare e a conoscere per la ricerca della felicità. Il corpo non è solo oggetto di conoscenza ma soggetto senziente, percepente, conoscente e vivente.
L'attenzione al corpo mi ha portato a una formazione per la quale utilizzo il Training Autogeno di Shoultz o Training Autogeno Analitico per ritrovare un benessere, un equilibrio mente, corpo ed emozioni con la finalità di una conoscenza del Sé per il cambiamento.
Per S. Freud il sogno rappresenta la via regia per la conoscenza dell'inconscio e quindi delle parti più nascoste di noi stessi; secondo Freud il sogno è anche, quindi, la reazione a una perturbazione di qualcosa che si è verificato nel giorno.
Attraverso l'analisi e l'interpretazione del sogno è possibile comprendere il significato profondo di ciò che appare nella notte, ma il sogno è anche il custode del sonno che ci permette di andare oltre...
La giornata è scandita da immagini, fotogrammi che si depositano nel registro dei ricordi; ecco che le fotografie, i disegni, le immagini che creiamo nella nostra fantasia e quotidianità, sono significative del film della vita, che attraverso il percorso psicologico si recupera, per rielaborare la trama esistenziale permettendo al paziente di riappropriarsi dei propri vissuti.
L'incontro analista-paziente è già il primo atto di un processo mutativo. Al primo incontro con l'analista, il paziente d' avvio all'inizio di un percorso che potrà evolversi dal codice dell'appartenenza all'emancipazione, dal riconoscersi attraverso l'adesione alla prassi altrui, al riconoscersi nella propria soggettività e originalità. W. Bion dice: “il miglior collega che abbiamo è il paziente stesso, perché ci aiuta a capirlo; ma questo è speculare alla capacità dell'analista di un ascolto sempre più accurato e rispettoso di ciò che il paziente dice”.
Attraverso la capacità del terapeuta di empatia e di ascolto attivo è possibile creare le basi affinché l'ingranaggio delle due menti (pazienti e terapeuta) consenta al paziente, attraverso le sue risorse, di giungere al cambiamento, per poter essere... Ciò che si vuole essere.